Tutto ebbe inizio con una brutta diagnosi: ”Comparsa di ideazione paranoidea florida accompagnata da probabili dispercezioni e anomalie comportamentali”.
Così all’improvviso, senza droghe né alcol, la mente di Jaka Germa trovò rifugio in un bosco popolato da esseri di straordinaria bellezza. Nel bosco poté contemplare Bonnie e le sue scivolate lungo il foglio di palma-marzapane e conobbe un baffuto marxista che suonava i bonghi in una comunità di gigantesche formiche rosse.
Ma la psicosi ha qualcosa in comune con la tossicodipendenza. Dopo l’iniziale volo floreale si schiantò sulle strade dell’inferno, lastricate da incubi di stampo dantesco: ed ecco la Diavolessa Betty cantare sui neri tubi pieni di cigni.
Ma il peggior incubo per Jaka fu Udo, un suo amico (per niente fantasma), che credeva lavorasse come spia per conto dei Carabinieri.
”Se Udo viene a scoprire il mio manoscritto anarchico – diceva – finisco la carriera come ergastolano”. Fu così che diede alle fiamme il suo libro, privando il mondo di una delle teorie della rivoluzione più interessanti degli ultimi trent’anni.
Ma come per un miracolo dopo la distruzione del libro si sentì più rilassato: un gabbiano sorvolò il cielo e si perse all’orizzonte, nel bacio fra due blu: celeste e marino.
Abbracciò quindi la chitarra, fermo nella sua decisione di cantare del suo disturbo in un gruppo che non poteva che chiamarsi "Udo Caramba". Non fece fatica a trovare i musicisti.
Bastava chiamare il marito di Bonnie, ed ecco Pablo, chitarrista più pungente di qualsiasi cactus desertico.
Bastava sbandierare una copia del Capitale di Marx ed ecco Mzky, il baffuto marxista del bosco floreale.
E Bassista? Lui arrivò in una giornata uggiosa, appena uscito da un libro che non conosce nessuno, annoiato dalla trama, in cui protagonisti sono altri e lui solo un suonato re in un pub fumoso.
Conquistò tutti con le sue conoscenze di letteratura cinese, perché appunto nel libro da cui sfuggì, di sera suonava il basso e di giorno leggeva i classici cinesi. Quando sentì cantare Jaka gli disse: ”Non ti preoccupare per le stonature. Puoi sempre dire che sono volontarie e poi tirare in ballo Socrate, che una volta disse che la voce che stona volontariamente è migliore di quella che lo fa involontariamente”.
Ecco, questa è la breve storia di Udo Caramba, storia di un disturbo mentale che è diventato una musica volontariamente stonata.
Ma anche se lo fosse involontariamente sarebbe bella lo stesso, per la semplice intenzione di creare vita dentro la vita e riempirla di fantasia.
Cosa ci rimane senza fantasia? Magari solo la solitudine.
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